Vorrei riflettere sull’idea di carattere di W.Reich, ovvero una organizzazione somato-psico-corporea il cui scopo consiste nel proteggere la persona da pericoli interni ed esterni. Potremmo anche definirlo come un insieme coerente di meccanismi difensivi. Tali meccanismi – per Reich – non vanno esaminati isolatamente, ma all’interno di una specifica formazione caratteriale che si rivela nello schema corporeo, in certe modalità espressive e nello stile cognitivo della persona. Come si evince, Reich accetta i presupposti della Psicologia dell’Io, ovvero accetta l’idea freudiana che nell’individuo sia presente un conflitto tra pulsioni interne e richieste esterne. Nello sviluppo del proprio pensiero, però, Reich si discosterà notevolmente dalle elaborazioni di S.Freud: in particolare elaborerà una critica serrata nei confronti della repressione familiare e sociale, considerata da Freud necessaria e inevitabile ai fini di un ordine sociale.
E’ proprio la repressione della forza istintuale, la quale invece è una spinta naturale in tutti gli individui – sostenne Reich – a creare la “peste emozionale”, ovvero una alterazione delle forze della Vita all’interno dei gruppi e delle nazioni così patologica da incrementare l’odio e la guerra nel mondo. Conseguentemente, sviluppò la prospettiva utopistica di una società basata non sulla repressione, ma sulla autoregolazione. E’ chiaro che i due sentieri divergono e si differenziano notevolmente.
Il fulcro del disaccordo è l’idea freudiana di un “istinto di morte” contrapposto ad un Principio vitale. In questo modo Freud, ad un certo punto della propria esperienza clinica, aveva trovato la “quadratura del cerchio”. Come spiegare infatti il problema delle analisi lunghe e interminabili e della coazione a ripetere? Doveva per forza esistere – accanto al Principio del piacere – unPrincipio di morte, ovvero una spinta verso la distruttività e l’autolesionismo. Freud teorizzò infatti l’esistenza di un “masochismo primario” nell’individuo.
L’eterna lotta tra bene e male
Le due istanze per Freud erano innate: si riaffaccia qui l’eterna lotta tra bene e male. Reich, però, non poteva assolutamente accettare questa visione dualistica. Negò l’esistenza di tale differenziazione. Il problema del male non va legato ad un principio biologico innato, ma ad una alterazione del funzionamento vitale nell’individuo, dovuto proprio ad una repressione/inibizione delle forze vitali.
Reich – a proposito di carattere – conia il termine Armatura, per dare una precisa connotazione all’idea di una limitazione della mobilità psichica e somatica di tutta la persona. E’ il grado di mobilità caratteriale a fornirci lo stato di salute individuale, dando vita ad un carattere sano ed armonioso o, all’opposto, agli atteggiamenti cronicamente alterati.
Ne L’Analisi del Carattere Reich (Cap.X) descrive alcune forme caratteriali circoscritte:
- il carattere isterico
- il carattere coatto
- il carattere fallico-narcisista
- il carattere masochista
- il carattere genitale
In merito a quest’ultimo, vorrei fare qualche considerazione. Come ho già accennato, Reich, accanto allo studio e alla ricerca in merito alla cura delle psicopatologie, pone la descrizione e la teorizzazione della prospettiva utopica, nel senso più alto e nobile possibile. Mi riferisco alla fondamentale differenza tra il concetto di normalità (Reich parla di “homo normalis”) e quello di genitalità. Per l’homo normalis è assolutamente abituale sentire impulsi che poi sia necessario dover frenare con una morale repressiva (Funzione dell’Orgasmo, p.196), mentre il carattere genitale è “spontaneamente sociale” e non deve frenare i propri impulsi lottando contro di essi.
Ne La funzione dell’orgasmo come in altri scritti di Reich, il Super io con i propri codici sanzionatori viene a perdere di importanza, mentre assume un aspetto determinante il concetto di autoregolazione dell’individuo in contatto con la propria natura. Nasce così l’idea della sessuoeconomia, ovvero dell’autodisciplina in relazione con le proprie vitali necessità. Viene così anche superato un certo modo di vedere la Morale, o l’Etica. Ma c’è di più: la natura umana non è altro che l’ologramma di un funzionamento globale. Esiste un Principio Funzionale Comune (P.F.C.) che informa tutto: dalla più piccola cellula alle immense Galassie dell’universo.
W.Reich e l’immagine di una galassia
Per Reich la trasformazione del carattere nevrotico in carattere genitale, scopo della terapia, fa da contraltare all’altro grande pilastro, quello della prevenzione, affinché nascano e crescano individui sani in una società non repressiva, ma pulsativa. L’azione preventiva, o come preferisco chiamarla io “di ecologia profonda” riguarda un impegno sociale e non solo all’interno della stanza della cura, tra psicologo e paziente. Riguarda per esempio il sostegno alla maternità e paternità, all’adolescenza, la formazione dei formatori. E tanto altro ancora.
La costruzione dell’Utopia di Piranesi
La genitalità è dunque da Reich considerata non un parametro teorico, ma una realtà realizzabile. Reich parla di genitalità come carattere. Questo significa che esistono processi difensivi sani, genitali. Un esempio? La sublimazione.
La sublimazione non nasce dalla rimozione di un impulso ma dal suo mantenimento cosciente (meta pulsionale). Tale meta pulsionale viene disinvestita in favore di un’altra meta (meta “sublimata”) se la meta originaria è temporaneamente in soddisfabile.
Ne la Funzione dell’orgasmo (pag.193) leggiamo:
L’autoregolazione sottrae energia a un desiderio insoddisfabile, trasferendola su altri oggetti o partner. Essa si regge su un continuo alternarsi di tensione e distensione, si colloca quindi nell’ambito di tutte le funzioni naturali.
Sempre nello stesso passaggio Reich contrappone il diktat morale alla autoregolazione e scrive:
La regolazione morale crea una tensione psichica violenta e insolubile, quella tra natura e morale. In tal modo essa aumenta la pulsione, che a sua volta richiede una maggior difesa morale.
Si crea dunque un conflitto e una scissione che alimenterebbero, per Reich, il conflitto e la tensione sociale (la morale esporrebbe gli individui al pericolo di una dissociazione inconscia, coercitiva e pulsionale).
Da queste letture emerge che la sublimazione è un processo connesso alla coesione dell’individuo e alla capacità di movimento, di flessibilità, e di plasmabilità nella propria relazione con l’esterno in relazione ad una buona circolazione energetica nei diversi livelli.
Tale concetto di flessibilità emerge nel confronto con un altro meccanismo di difesa esaminato da Reich ne L’Analisi del carattere, meccanismo che sarebbe all’origine della armatura caratteriale, ovvero la Formazione Reattiva.
La formazione reattiva è – all’opposto della sublimazione – un meccanismo difensivo diretto a bloccare l’investimento della meta pulsionale tramite un controinvestimento repressivo, che provoca la deviazione dell’impulso verso realizzazioni accettabili. La diversità è nella rimozione. Infatti, mentre nella sublimazione l’impulso e la meta sono coscienti, e semplicemente disinvestite, nella formazione reattiva, esse vengono rimosse e bloccate da un forza che le va a comprimere. Questo crea un blocco, in cui la forza dell’investimento è sottostante alle realizzazioni reattive successive sotto forma di ingorgo libidico. Tale meccanismo difensivo viene da Reich attribuito ad esempio al lavoro coatto ed ossessivo, ed in generale a tutte le costellazioni ossessivo-compulsive della personalità.
La favola di Esopo stigmatizza la Formazione Reattiva
Le formazioni reattive generano nuove formazioni reattive, creando il tipico meccanismo di deviazione libidica descritto ne la funzione dell’orgasmo quando viene trattato il problema della genesi dell’armatura (pag.153 ib.).
Concludiamo l’esposizione rileggendo a pag.226 de L’Analisi del carattere:
E’ indicato chiamare base caratteriale reattiva la somma di tutti i meccanismi che servono a consumare la libido ingorgata e a legare l’angoscia nevrotica nei tratti caratteriali
Successivamente il Prof. Federico Navarro, psichiatra e allievo di Ola Rakness (a sua volta allievo di Reich), svilupperà questo concetto nello studio della Somatopsicodinamica, naturale prosecuzione metodologica della Vegetoterapia carattero analitica ideata da Reich.