22 Mar Tre madri, tre figlie  e una fiaba

Si tratta di tre donne (pazienti di un trattamento  Somatopsicologico) che per un motivo o per l’altro, non hanno avuto la presenza di un padre. La prima: Sonia, dopo svariati mesi di lavoro, si rende conto di non accettare la sensazione che la propria madre l’abbia sempre rifiutata. Ha sperimentato una “morsa” a livello del torace, dopo un lavoro di ammorbidimento del collo. In questa morsa ha potuto sentire tutto quello che era stato rimosso da sempre: un sentimento di dolore a cui non riesce a dare spiegazione, di cui non si era mai accorta, impegnata com’era a costruire una realtà di apparente benessere. Con tutte le sue azioni, il suo modo di interagire e di spiegare agli altri come stanno le cose, di descrivere sé stessa e la propria vita, dimostra la volontà di nascondere a sè stessa questo rifiuto (1) ed edifica continuamente la  presenza di una madre immaginaria. In un certo senso, la “impone”. Anche se vive esperienze in cui palesemente non viene amata e rispettata, le capovolge in una specchio deformato, dove il risultato è sempre lo stesso: l’altro è salvato e giustificato, come salvata e giustificata è la figura materna.Questo tentativo di conservare l’immagine di una madre “a tutti i costi”  buona, è legato ad una reiterazione: la bambina , un tempo, ha salvaguardato la propria possibilità di sopravvivenza creando un simulacro. Il vedere oggi quanto la madre abbia fallito nell’accudimento e nel contatto, la porta ad attraversare le paure infantili. Si rende conto che l’adulta di oggi non ne può venire distrutta. La verità emerge, e libera una parte di Sonia che era sempre rimasta agganciata ad un falso sè. Proprio liberando la morsa nel torace, si rende conto che fino a questo momento ha esercitato un controllo sulla propria spontaneità, rimanendo irrigidita per relegare nell’inconscio (e nella...

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18 Mar Il nostro spazio privato in tempi di Coronavirus

La privacy in tempo di Coronavirus (mettiamolo maiuscolo in ossequio alla sua straordinaria imperatività), è paragonabile ai diritti umani in tempo di colpo di stato: zero. Ai posti di blocco ti fermano e ti costringono a giustificare la tua presenza sulla pubblica strada. Se questo evento viene ormai digerito dalla maggior parte degli italiani ben consapevoli della propria indisciplinatezza, si tratta di qualcosa che sembra fare piazza pulita delle eccezioni. Per esempio: sei un /una novantenne? Devi stare buono a casa tua. Non importa se sei emula della nonnina che ballando il tip tap è arrivata sul podio di Italia’s Got Talent. Vieni considerato un esserino fragile sull’orlo della fossa. No, non è contemplata l’eccezione. Che poi viene da chiedersi: ma se fino a ieri un ultrasessantacinquenne non prendeva la pensione perchè veniva considerato ancora in grado di lavorare, com’è che oggi è inserito nelle fasce a rischio? Sono domande destinate a rimanere senza risposta. Ormai ai posti di blocco sistemati un giorno sì e uno no all’ingresso del mio paese , tra i tutori dell’ordine e i cittadini si è instaurata un’intima e reciproca conoscenza delle rispettive abitudini, carattere e patologie in corso. “Scusi, ma voi non potete stare in due in macchina, dovete uscire uno per volta. E poi, mi scusi, lei deve indossare la mascherina e sua moglie deve stare sui sedili dietro” L’uomo non capisce, tenta di ribattere:” Noi viviamo insieme…” Ma il vigile è inflessibile, e all’uomo verrebbe da spiegargli che con la moglie dormono abbracciati e si baciano “a spatola” come spiega Margherita Buy nel film di Verdone “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”. Poi desiste, e il giorno dopo escono separatamente, per poi ritrovarsi (di nascosto) a casa dopo. Qualche volta il tutore dell’ordine si incuriosisce un po’: “Dove va?” “Dallo psicologo” “Ah sì, è indispensabile?” Ora, se...

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09 Mar Coronaombra

In questo momento di emergenza sociale non dimentichiamo il risvolto personale e somatopsichico (1) che si fa avanti nelle nostre vite. La potenza di questo evento è data dal fatto che nessuno, proprio nessuno, ne resta escluso. Il primo punto riguarda il seguente interrogativo: che succede in una situazione di totale deprivazione di tutte le occupazioni, necessarie e non, che riempiono il nostro tempo? Ormai è sotto gli occhi di tutti che non sarà possibile, per un periodo sufficientemente lungo da mandare i più fragili fuori di testa, stare dietro a tutte le attività usuali e routinarie, ma anche a quelle ludiche e straordinarie ( il viaggio nella località esotica? Le terme rilassanti? Il pub?). Via via , e nel giro di un rapido giro di giostra, tutto quello che ha sempre costituito il centro delle nostre soddisfazioni e delle nostre lamentele (non ho mai tempo per me stesso…. Troppi impegni…non riesco a fermarmi etc. etc.) è interdetto, sparito dalla quotidianità E, soprattutto, le prime cose a sparire dal nostro orizzonte e dalla zona-confort, sono le “cose fuori”. Va da sè, che le uniche concessioni riguardano l’”aspetto dentro”, lo spazio interiore di ciascuno, il guardare “dentro la casa”, intesa come luogo fisico abitato, e anche come luogo dell’anima. Questo luogo improvvisamente si spalanca a noi, e quello che abbiamo sempre cercato di evitare, ora lo incontriamo per forza. Che succede se il tempo riempito dal lavoro sparisce? Se la palestra non mi supporta più per sfogare lo stress accumulato? Se pizza, incontri, gite, mostre, non sono più praticabili? Improvvisamente mi trovo a fare i conti con il mio vuoto, quello in cui confusamente accatastavo pseudo - riempitivi, magari per non fare i conti con la verità di ciò che manca, e su cui devo dichiarare la mia inadeguatezza o, peggio, il “ fallimento “? Mi rivolgo a...

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21 Jan La ragazza che guardava con il collo

La ragazza che guardava con il collo Nella Metodologia psicoterapeutica denominata Vegetoterapia carattero-analitica, la diagnosi delle psicopatologie si basa sulla lettura corporea dei blocchi somatopsicologici della persona (1). La disciplina della Somatopsicodinamica, messa a punto dalla metà del secolo scorso in poi, è stata fondata dal prof. Federico Navarro, eminente psichiatra di cui mi onoro di essere stata allieva e amica. Il Prof. Navarro ha sistematizzato le ricerche portate avanti da W. Reich (di cui è possibile trovare informazioni esaurienti su questo Blog) e noi, come suoi allievi - all’interno dell’Istituto da lui fondato - abbiamo continuato lo studio e la ricerca nei diversi campi, sia a livello teorico sia a livello applicativo Io, personalmente, in quanto psicologa, trovo che lo strumento di diagnosi messo a punto da questo indirizzo di studi, sia una lente estremamente precisa attraverso la quale è possibile diagnosticare e curare la sofferenza dell’individuo. La Somatopsicodinamica prevede che tale indagine diagnostica debba fondarsi sulla teoria dei sette livelli corporei, elaborata da Reich. Ognuno di questi livelli è collegato ad una fase della crescita e alle relative funzioni. Presentando oggi il caso della “ragazza che guardava con il collo” andrò a sfiorare le tematiche relative a due segmenti, quello degli occhi e quello del collo, nella loro interazione. Il segmento oculare riguarda i centri cerebrali deputati alla visione, non solo in quanto funzionalità fisiologica, ma anche, e soprattutto, in quanto capacità di collocarsi in una realtà, di autopercepirsi e di percepire il mondo in quanto separato e “in relazione” con il sé. Questa funzione è gravemente disturbata negli psicotici che non riescono a vedersi in quanto individui separati dall’altro, ed in cui l’io è invaso da forze estranee e terrorizzanti. Il segmento del collo riguarda il “modello dell’io”, (2) ovvero tutte quelle istanze emozionali relative ad un ideale, quindi al meccanismo...

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24 Nov Il Femminile nell’ombra

Spesso nel lavoro di conoscenza di sé emergono le parti caotiche dell’Io, che corrispondono alle forze individuali più ancestrali e profonde, potenzialmente molto creative, ma anche pericolosamente distruttive. E’ interessante esplorare queste forze in relazione all’energia del Femminile, in particolare alle trasformazioni simboliche della figura della Grande Madre, come premessa di un lavoro che possa integrare le due componenti, quella creatrice e quella distruttrice. Il livello archetipico del Mito coglie in tutte le sue sfumature la trama che pervade la storia del mondo, e va a rafforzare le infinite trasformazioni simboliche presenti nella biografia individuale. La potenza del Mito si rivela nella bipolarità tipica delle antiche dee, in contrapposizione con la patinata unidimensionalità di figure tradizionalmente tramandate, come la Vergine Maria o la prima donna, Eva. Queste ultime sono figure sacre spesso utilizzate per rafforzare esempi stereotipati, visibili in modo ripetitivo nelle diverse storie di sante. Ogni territorio, o regione, ne possiede numerose: modelli di rettitudine a tutto tondo che si traducono in principi operanti praticamente, la colpa, il peccato, il sacrificio e la penitenza. Inducono atteggiamenti devozionali, ma anche destini generazionali: chi non possiede nel proprio albero genealogico “donne esemplari”, mogli e madri votate alla famiglia, alla Chiesa e alla patria? Esempi che vengono tramandati da madri a figlie, ma anche scolpite fin dalla nascita nell'immaginario maschile. Indubbiamente, un tempo, questi modelli  erano molto più presenti  un tempo rispetto ad oggi. Tuttavia, nelle difficoltà del procedere quotidiano, ognuno di noi scopre quanto ancora è forte la potenza di questi archetipi. Emergono prepotentemente nella propria relazione con il Materno (sia per la donna rispetto al proprio stesso sesso che per l’uomo verso il sesso opposto).                                                         S.Notburga di Eben Vediamo...

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07 Sep Teoria della complessità nel quotidiano

La Teoria della complessità nel quotidiano Adottare un Modello di conoscenza ispirato alle Teorie della Complessità significa riconoscere che non esiste una spiegazione unica e completa alla realtà vissuta ed essere capaci di accogliere la compresenza in noi di più elementi anche in contrasto tra di loro. Tale Modello considera più sano il sistema con un maggior grado di complessità: che vuol dire nel nostro quotidiano? Bisogna premettere questo: una persona con un Io molto fragile, si organizza in modo “omeo-statico” ovvero si difende dalla quantità di stimoli interni ed esterni con una rigidità che aumenta con il passare del tempo. Ci si ancora a dei vincoli autoimposti e si rifiutano novità che introducono anche un minimo di disorganizzazione nel proprio sistema di vita. Non si tratta solo una rigidità di pensiero, ma anche corporea. Occhi che tendono alla fissità, spalle incurvate cronicamente oppure petto in fuori, diaframma bloccato, bacino tirato indietro, sono tutti segnali di una incapacità di essere flessibili, aperti emozionalmente e mentalmente. Il processo di guarigione proposto in psicoterapia propone di passare da uno stadio in cui predomina il bisogno di rassicurazione e di certezza, ad un livello di funzionamento in cui può affacciarsi la capacità di accettare l’incertezza e di convivere con le contraddizioni. Lo fa creando le giuste motivazioni al cambiamento e sollecitando il desiderio (spesso soffocato dalla paura) di novità e di esplorazione. Le psicoterapie efficaci adottano un Modello complesso di lettura della realtà . E non solo per quanto riguarda l’interpretazione dei massimi sistemi, ma nel modo di affrontare la vita . Man mano che l’individualità emerge, grazie ai nuovi strumenti, è possibile convertire il proprio sistema da chiuso e statico ad aperto e dinamico. Ad un livello di evoluzione successivo a quello della semplice guarigione troviamo persone in grado di accettare una complessità sempre maggiore nella propria esistenza. Sicuramente...

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11 Mar Il Genogramma e i suoi usi

Che cos’è un genogramma?  E’ la rappresentazione visiva della storia di tre o quattro generazioni allo scopo di raccontare il movimento vitale che sostiene la propria vita e che si snoda da un sistema familiare all’altro.  Nel fornire una visione d’insieme, globale, del nostro passato, il genogramma, anche se può far emergere vissuti difficili e traumatici, ci indica che il cammino disegnato dai nostri avi, si traduce nel dono della vita. Anche cose apparentemente ingiustificate o prive di senso acquistano senso e valore mettendo in relazione le persone e le loro esistenze in una sequenza temporale.    Se utilizziamo bene questo strumento, come tutti gli strumenti che hanno a che vedere con il trasmesso transgenerazionale, possiamo imparare a distinguere il nostro progetto vitale da quello proiettato dall’ombra di chi ci ha preceduto. Il nostro progetto individuale ha bisogno di essere liberato dalle proiezioni familiari: quindi è legato all’atto del vedere e del distinguere. Vedere quali missioni mi sono state tramandate per ripareggiare vecchi conti familiari e distinguere ciò che è mio da ciò che invece è di altri.  Con il Genogramma abbiamo una immagine immediata e chiara di quelli che possiamo definire i “temi ricorrenti”, che restano come eredità. Non si estinguono con la morte delle persone di quella generazione. Sono transgenerazionali, e riguardano sempre tracce di memoria non coscientizzate. Il che significa anche che non nasciamo come “tabula rasa”, ma già con un bagaglio più o meno pesante. Già S. Freud in Introduzione al narcisismo (1916) scriveva:  “ l’individuo conduce effettivamente una doppia esistenza, una in cui egli è fine a se stesso, e l’altra come membro di una catena a cui è assoggettato contro la sua volontà o almeno senza la partecipazione di questa” A cosa può servire? Attraverso il Genogramma si possono fare molte cose: vedere se ci sono specifici compiti passati da una generazione...

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26 Sep Le Costellazioni Familiari Somatopsicodinamiche

Che cosa sono le Costellazioni Somatopsicodinamiche © Ho ideato le Costellazioni Somatopsicodinamiche in base ad una mia personale ricerca compiuta attraverso lo studio e la conoscenza delle due diverse metodologie e dei loro punti di contatto. Le Costellazioni Somatopsicodinamiche sono uno strumento che si inserisce in una idea nuova dell’agire preventivo e del fare prevenzione. Chi è interessato può approfondire la base teorica del M.I.B.M. (Modello di Intervento Bidimensionale Multilivello), da me ideato circa dieci anni fa in quanto responsabile della prevenzione pre e post-natale presso l’Istituto Federico Navarro, illustrata nel mio libro “Nati dalle acque” . In parole semplici, il M.I.B.M. – i cui principi sono anche accennati nel nostro blog (http://www.cinziacatullo.com) - delinea due livelli di prevenzione, uno basato sulla presenza di un rischio, l’altro su una esigenza di tipo evolutivo. In questa sistematizzazione ci siamo richiamati all’idea di Ecologia Profonda (vedi gli scritti di Arne Dekke Eide Naess, filosofo ed ecologista) che include tra i diritti umani anche quello della “realizzazione del Sé”, laddove il Sé viene concepito in sintesi con la Natura e la Coscienza Globale del pianeta. Il percorso quindi si rivolge a tutti coloro abbiano il desiderio profondo di una crescita personale in relazione al proprio punto di elaborazione circa i legami familiari presenti e passati. Non si rivolge invece alle persone che, soffrendo di determinate patologie, abbiano l’esigenza di intraprenderne la cura. Ripeto: la guarigione delle psicopatologie si ottiene attraverso la risposta psicoterapeutica. Fatta questa importante precisazione diciamo che le Costellazioni familiari sono rappresentazioni del campo di influenza di una famiglia in senso allargato, possono essere fatte in gruppo o individualmente, e sono state ideate da B.Hellinger, filosofo, teologo e psicoterapeuta tutt’ora vivente, sulla base di un pensiero sistemico-relazionale. La Somatopsicodinamica è la Metodologia di lettura delle patologie, che è alla base della psicoterapia corporea messa a punto dal...

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